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Le sete degli emigranti


 






Mestieri e tradizioni
al centro di una mostra che dal passato ci accompagna sino ai giorni nostri attualizzando ideali e conoscenze


illustrando raffinati tessuti ed evolute tecniche di restauro


 


 


La mostra “Le sete degli emigranti” nasce da un progetto di ricerca e restauro di paramenti sacri legati agli emigranti ossolani promosso, alla fine degli anni ’90, dalla Regione Piemonte, attraverso il Centro per lo studio e la documentazione delle sms, oggi Fondazione.
L’accurato intervento di restauro è stato eseguito dalle monache del laboratorio “Mater Ecclesaiae” dell’isola di San Giulio, a Orta.


I paramenti oggetto del restauro vennero realizzati a Bologna, tra il XVII e il XVIII secolo. A condurli nelle chiese e negli oratori delle valli Antigorio e Formazza furono gli emigranti ossolani e la concezione che avevano di Comunità.

Le migrazioni dalle valli ossolane verso la città di Bologna risultano documentate a partire dal Cinquecento, ma si intensificarono nel secolo successivo. 


Gli emigranti, attratti da un fiorente mercato del lavoro, continuarono tuttavia ad essere parte della comunità d’origine.
Lo testimonia la loro attiva partecipazione ad uno degli aspetti fondanti della vita sociale dell’epoca: la cura degli edifici di culto e della vita cerimoniale che in essi si svolgeva.
Riuniti in Compagnie, gli emigranti inviarono infatti con regolarità alle parrocchie d’origine: quote in denaro destinate ai lavori edilizi, agli affreschi, agli stucchi e all’arredo ligneo ed opere acquistate sul mercato locale: dipinti, reliquiari, calici d’argento e paramenti liturgici.
Assenti fisicamente, i committenti confermavano la loro appartenenza alla comunità d’origine tramite questi oggetti che recavano ben visibili un’iscrizione, spesso indicante la provenienza e la data.
A partire dal XIX secolo, le antiche Compagnie furono interessate da un processo di trasformazione, che portò alla nascita di alcune fra le più antiche delle Società di mutuo soccorso operanti in Ossola. L’evoluzione di questi sodalizi contribuì a consolidare la loro attività in valle ed a rendere più marcata la componente assistenziale e mutualistica.
L’originaria finalità devozionale delle Compagnie venne meno, per lasciare prevalere gli aspetti di solidarietà ed assistenza. I sodalizi si diedero una veste legale e approvarono statuti, nei quali veniva formalizzato l’impegno a sostenere moralmente e materialmente i propri soci. Il consolidamento dell’attività mutualistica portò le Società ad estendere il loro intervento ad altri ambiti, in particolare all’istruzione.

La mostra propone pannelli descrittivi dei tredici gruppi di paramenti restaurati, riconducibili alle donazioni effettuate dagli emigranti ossolani nella città di Bologna alle chiese delle valli Antigorio e Formazza.

Oltre a far conoscere questi manufatti sotto un profilo storico-artistico, la mostra propone una chiave di lettura per consentire di divulgare i contenuti liturgici, devozionali e i messaggi, talora simbolici, che esprimono.

Il visitatore verrà condotto attraverso un percorso che unisce la descrizione tecnica dei tessuti, collegata alla simbologia liturgica dei paramenti, alla ricostruzione storica del periodo, alla ricostruzione ambientale della valle attraverso immagini di chiese, cappelle, oratori.

Nel complesso delle opere riconducibili agli emigranti, il gruppo di paramenti liturgici rappresenta un insieme di particolare interesse storico-artistico, che consente di  approfondire la conoscenza della manifattura serica bolognese.

La mostra è stata allestita nell’oratorio di Santa Maria della Vita, a Bologna, nel 2002 e nella sede de L'UniversiCà a Druogno, in Valle Vigezzo, nel 2013 e nel 2014.

Alcune immagini degli allestimenti.